smart working periferia
25
Ago

Smart working e didattica a distanza possono favorire la periferia?

L’esplosione dell’epidemia di coronavirus, e il conseguente iniziale lockdown esteso a tutto il Paese, hanno costretto molte attività produttive a ripensare le modalità di lavoro, puntando, laddove possibile, sullo smart working ed il lavoro da casa

Nonostante le difficoltà, organizzative e strutturali, questa modalità agile ha preso piede, e sono in molti a ipotizzare un futuro sempre più costruito sul lavoro da remoto. 

Tutto questo, com’è facile intuire, e come molti esperti hanno sottolineato negli ultimi mesi, potrebbe cambiare in modo radicale il ruolo delle città, da sempre centro nevralgico delle attività economiche, sociali e culturali di una regione. 

Pensiamo, ad esempio, a grandi metropoli come Roma, Milano, Torino, Napoli, che ogni giorno accolgono milioni di pendolari e residenti che si spostano per raggiungere il luogo di lavoro. 

Ma lo smart working, quindi, potrebbe favorire lo sviluppo delle periferie e della provincia? 

Approfondiamo insieme. 

Lavorare in città, da casa

Le rivoluzioni non sono mai immediate, questo è più che evidente, e anche se il Covid-19 ha riscritto in gran parte le regole del vivere quotidiano, non si può smantellare una città e spostare uffici, attività, stabilimenti, capannoni, in periferia

Nel prossimo futuro, in effetti, è molto più verosimile assistere ad un processo di assestamento, con milioni di persone assunte da aziende con sede in città ma operative da remoto, in smart working, da casa.

Insomma, le imprese continueranno, almeno per un po’ di tempo, a conservare le proprie sedi in città, magari riorganizzando gli spazi per chi non può fare a meno di lavorare sul posto, consentendo ai dipendenti di lavorare da casa, aspettando di vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. 

L’arrivo di un vaccino, una cura, o semplicemente un calo significativo dei contagi, potrebbero anche favorire un ritorno alla normalità pre-Covid. 

Le nuove esigenze abitative

Come abbiamo raccontato già in un precedente articolo, la quarantena, unita allo smart working, hanno messo in evidenza alcuni limiti strutturali delle nostre abitazioni, soprattutto quelle in centro città, diffondendo l’idea di un trasferimento in periferia

L’obiettivo, in questo caso, è alquanto evidente: 

  1. ridurre i costi di affitto, generalmente più bassi in periferia rispetto alla città;
  2. vivere in zone meno caotiche, ma non isolate;
  3. comprare una casa più grande a prezzo più basso rispetto a quanto offre la città;
  4. cercare soluzioni con giardino, terrazze, verande – come gli appartamenti disponibili nel complesso Beatrice – insomma con spazi all’aperto, essenziali soprattutto per le famiglie con bambini;
  5. ricavare un ufficio, uno studio, uno spazio dedicato al lavoro da casa – convertendo, ad esempio, un soppalco – evitando così soluzioni provvisorie molto scomode. 

Sulla dicotomia città vs periferia ci siamo già espressi, e ti invitiamo a leggere il nostro articolo

La città presenta vantaggi e svantaggi, così come la periferia, ma bisogna ammettere che uno dei motivi per i quali molti si trasferiscono in centro è per avvicinarsi al luogo di lavoro. 

Un’apertura maggiore, anche post Covid, allo smart working e al lavoro da remoto potrebbe ridurre questa necessità, spingendo tantissime persone a considerare una casa in periferia

Non solo lavoratori: il ruolo degli studenti

In un articolo del nostro blog avevamo suggerito, come idea di business, l’investimento nel cosiddetto student housing, ovvero nell’acquisto di appartamenti da convertire e affittare agli studenti universitarie fuori sede. 

Le università, così come le imprese, sono quasi sempre collocate all’interno delle città, e moltissimi studenti decidono di trasferirsi nei pressi del proprio Ateneo per vivere la vita universitaria in modo più proficuo. 

Ora, con la diffusione della didattica a distanza, siamo così sicuri che uno studente della provincia di Viterbo sia interessato ad affittare una stanza in centro a Roma per frequentare le lezioni dell’Università La Sapienza? 

Probabilmente, gli conviene restare a casa, e recarsi in sede solo quando si presenta la necessità. 

In questo modo, le famiglie possono risparmiare molti soldi altrimenti destinati al mantenimento dei figli fuori sede, favorendo magari anche un po’ di indotto nei paesini. 

Conclusioni

La pandemia ha riscritto le regole del gioco, ormai è evidente a tutti, e per quanto si possa provare ad adeguarsi alla cosiddetta nuova normalità, ci sono ancora troppe incognite per fare previsioni certe per il futuro. 

Basti pensare, ad esempio, che fino agli inizi del 2020 sembrava certo che il futuro consistesse nelle megalopoli, più sostenibili e vivibili di quelle che conosciamo oggi, e che non ci fosse nessuna alternativa alla globalizzazione. 

Oggi, gli scenari si sono capovolti, la città del futuro potrebbe essere molto diversa da quella teorizzata fino a poco tempo fa, e tutto è annebbiato. 

Dal punto di vista immobiliare, però, è molto probabile un aumento delle compravendite in periferia e in provincia, anche in reazione a quanto vissuto in questi mesi. 

Staremo a vedere.