
Come rinnovare il Real Estate secondo il World Economic Forum
Il 2020 ha portato con sé una crisi multipla, che ha colpito la sanità pubblica ed il tessuto socio-economico mondiale, compreso il settore immobiliare.
Nel rapporto elaborato dal World Economic Forum “A Framework for the Future of Real Estate 2021”, si sottolinea come questo momento di crisi potrebbe in realtà offrire il gancio alle imprese del settore per innovare, e virare verso un un futuro in cui gli edifici sono sostenibili, resilienti, vivibili e convenienti.
D’altronde, il settore immobiliare rappresenta il 10% del PIL mondiale, si tratta quindi di un asset di investimento estremamente importante che, nell’ultimo decennio, ha registrato una crescita senza precedenti in termini di valore (+ 3% tasso di crescita annuo) e di investimenti (+ 14% tasso di crescita annuo), grazie anche a elementi come tassi di interesse bassi e ad un record di riserve “dry powder”.

La crescita del settore immobiliare, tuttavia, è caratterizzata da diverse sfide significative, come le elevate emissioni di carbonio, una grave carenza di alloggi a prezzi accessibili, una lenta adozione della tecnologia, mancanza di trasparenza e resilienza inadeguata.
Di cosa parliamo in questo articolo
Gli effetti negativi di COVID-19
Il COVID-19 ha interrotto gran parte della crescita del settore e ha mandato alcune classi di attività in tilt, ma ha anche accelerato alcune tendenze e influenzato molte delle domande sottostanti driver del settore immobiliare.
Mentre per alcuni di essi gli impatti sono temporanei, altri dovrebbero risultare permanenti, trasformando il futuro del real estate.
Di conseguenza, per prosperare il settore immobiliare deve trasformarsi, e l’industria sembra propensa in tal senso.
I 4 pilastri per la trasformazione del real estate
Con il suo documento, il WEF ha sviluppato un framework, un modello da seguire con l’obiettivo di costruire una visione del futuro del real estate.
Per realizzare questa visione bisogna lavorare quindi su 4 pilastri:
- vivibilità;
- sostenibilità,
- resilienza;
- accessibilità/convenienza.

1. Vivibilità
Una combinazione di fattori contribuisce a un buona qualità della vita, compresi edifici ben sviluppati e comunità incentrate sull’individuo, inclusive, con strutture sociali, comunitarie e ricreative tali da le esigenze dei cittadini in tandem con lo sviluppo immobiliare.
La vivibilità comprende le interazioni tra gli spazi e gli occupanti per migliorare in ultima analisi l’esperienza umana.
Le persone trascorrono circa il 90% della loro giornata all’interno degli edifici, il che rende gli stessi strumentali nel garantire la vivibilità.
Le ricerche analizzate dal WEF sottolineano la correlazione positiva tra un confortevole ambiente e un aumento della produttività, a ulteriore conferma dell’importanza di inserire gli individui in ambienti gradevoli e ospitali.
2. Sostenibilità
Gli edifici sono responsabili di quasi il 40% del totale emissioni di gas serra nel mondo. Entro il 2030, l’attuale patrimonio edilizio costituirà l’80% degli ambienti antropici costruiti nei paesi sviluppati, e solo una piccola percentuale di edifici – circa l’1-2% – viene ristrutturato periodicamente.
Per andare verso gli obiettivi delle zero emissioni di carbonio, che richiedono una riduzione della CO2 emessa durante l’intero ciclo di vita del bene, è necessaria una accelerazione.
Questo richiede l’adeguamento energetico dei vecchi edifici, interventi che sono costosi ma che potrebbero contribuire a ridurre la domanda di energia per il riscaldamento di due terzi o più e a ridurre o eliminare le emissioni di CO2 mediante il passaggio a fonti rinnovabili o elettricità decarbonizzata.
Inoltre, bisogna puntare sulla ristrutturazione o la riconversione dei vecchi edifici piuttosto che sulla loro demolizione, con conseguente costruzione da zero di nuovi immobili.
Infatti, secondo il Royal Institute of Chartered Surveyors (RICS) il 35% della CO2 emessa durante il ciclo di vita di un edificio commerciale si registra prima ancora che quest’ultimo venga ultimato, arrivando addirittura al 51% per gli edifici residenziali.
3. Resilienza
Termine forse abusato o usato impropriamente negli ultimi anni, la resilienza intesa dal WEF consiste nella creazione di città a prova di futuro, a partire dagli edifici.
Nello specifico, si fa riferimento ad esempio alla mitigazione degli effetti di eventi naturali e artificiali imprevisti, come le crisi climatiche, finanziarie e sanitarie, preservando così l’identità culturale delle comunità.
Le risorse investite devono resistere a una varietà di shock imprevedibili, e il settore del real estate deve essere flessibile per adattarsi al cambiamento complessivo e repentino della domanda.
4. Accessibilità/Convenienza
Fornire sia a privati che ad aziende un accesso equo a spazi di qualità in cui vivere e condurre le proprie attività è essenziale per la salute generale di una società.
Con il termine accessibilità si intende non solo l’aspetto finanziario, ma anche gli standard patrimoniali:
- Accesso finanziario: accesso a prezzo di affitti accessibili, requisiti di pagamento equi, tassi ipotecari e spese operative ragionevoli (ad es. tasse, assicurazioni, riparazioni);
- Standard patrimoniali adeguati: spazi sufficienti, condizioni salutari oltre che convenienti, e luoghi con un accesso equo ai servizi di base (ad es. istruzione, trasporto pubblico, sanità).
Insomma, la qualità della vita degli individui non dipende solo dal prezzo dell’immobile in quanto tale, ma da quello che ruota intorno all’edificio in termini di servizi, costi, contesti.
Il real estate del futuro deve tenerne in conto.
Nel rapporto il World Economic Forum approfondisce anche altri aspetti, in particolare alcuni fattori abilitanti che favoriscono il perseguimento dei pilastri fin qui elencati, come digitalizzazione, innovazione, politiche fiscali, e così via.
Consigliamo di leggere l’intero documento per avere un quadro più completo.
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