Quando accendere il riscaldamento in casa
24
Set

Quando accendere il riscaldamento in casa

L’autunno ormai è ufficialmente iniziato, l’inverno si avvicina, questo vuol dire che nelle nostre case inizia ad insinuarsi un dubbio atavico: quando accendere il riscaldamento? 

Certo, qualcuno potrebbe obiettare dicendo che il riscaldamento in casa si accende quando se ne avverte il bisogno, e non avrebbe tutti i torti, ma bisogna fare i conti anche con le normative vigenti, relative alle cosiddette zone climatiche

Quindi, prima di azionare l’impianto di riscaldamento, forse è il caso di approfondire un po’ la questione. 

Iniziamo. 

Quando accendere il riscaldamento: le 6 zone climatiche

L’Italia è un Paese dal clima mite, ma è evidente che esistano alcune regioni e zone dove le temperature in inverno sono più rigide e altre in cui, invece, il freddo è più contenuto e tende ad arrivare con un po’ di ritardo. 

Banalmente, in Trentino Alto Adige fa sicuramente più freddo rispetto alla Sicilia, con le dovute eccezioni del caso, s’intende. 

Per questo motivo, il legislatore ha ben pensato di dividere il Paese in 6 zone climatiche, indicate nel  Decreto del presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993

  1. Zona A: comuni che presentano un numero di  gradi  –  giorno  non superiore a 600; 
  2. Zona B: comuni  che  presentano  un  numero  di  gradi  –  giorno maggiore di 600 e non superiore a 900; 
  3. Zona C: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400; 
  4. Zona D: comuni  che  presentano  un  numero  di  gradi  –  giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100; 
  5. Zona E: comuni  che  presentano  un  numero  di  gradi  –  giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000; 
  6. Zona F: comuni  che  presentano  un  numero  di  gradi  –  giorno maggiore di 3.000.

L’indicazione Gradi-Giorno può causare un po’ di confusione, quindi è meglio spiegarla un attimo. 

Si tratta, essenzialmente, della somma della temperatura interna (20° C, per convenzione) e quella esterna di tutti i giorni dell’anno. Più è alto il risultato, più rigido risulterà il clima. 

Nell’Allegato A della legge è riportato l’elenco, in ordine alfabetico, dei comuni italiani con l’indicazione della provincia di appartenenza, i gradi-giorno, altezza sul livello del mare della casa comunale, e la zona climatica assegnatagli. 

Ad esempio, ecco l’indicazione relativa al Comune di Roma: RM D 1415 20 ROMA. 

Quindi, appartiene alla zona climatica D. 

Monte Porzio Catone, invece, dove è ubicato il nostro Complesso Beatrice, corrisponde a: RM D 2009 451 MONTE PORZIO CATONE

A cosa servono le zone climatiche?

Rispondere a questa domanda è molto semplice; le zone climatiche sono state fissate per fornire indicazioni precise ai vari comuni d’Italia, e di conseguenza ai cittadini, per gestire al meglio l’accensione e lo spegnimento degli impianti di riscaldamento, in base alle reali esigenze del territorio. 

In questo modo, si evitano gli sprechi e si riducono le emissioni di CO2

Come puoi immaginare, le indicazioni sono suscettibili di modifiche, in presenza di condizioni climatiche avverse

Insomma, se in alcuni periodi dell’anno, le temperature dovessero abbassarsi più della media, allora si potrà agire di conseguenza, spesso con dei provvedimenti presi dai singoli comuni. 

A quale temperatura impostare l’impianto di riscaldamento

Il decreto succitato fissa anche dei paletti in merito ai valori massimi della temperatura ambiente, indicati nell’articolo 4. 

  • negli edifici non residenziali (stabilimenti, fabbriche, ecc…) la temperatura non deve essere inferiore ai 18° C + 2° C di tolleranza;
  • negli edifici residenziali, invece, la temperatura indicata è 20°C + 2°C di tolleranza. 

Negli immobili in cui è presente il riscaldamento centralizzato la temperatura viene fissata con una assemblea condominiale. 

Limiti strutturali e tecnologici

Purtroppo, queste indicazioni si scontrano con le tecnologie impiegate per il riscaldamento degli ambienti e con le condizioni dell’immobile

In effetti, sistemi obsoleti e poco efficienti, così come un inadeguato isolamento termico, potrebbero non soddisfare le esigenze degli individui che si trovano nell’immobile. 

In poche parole, impostando la temperatura a 20° si potrebbe avvertire freddo se l’impianto non è efficiente e se la casa è isolata male, piena di spifferi, e così via. 

Questo si traduce non solo in una violazione delle indicazioni fornite dalla normativa vigente, ma anche in un dispendio energetico maggiore, con conseguente emissione di Co2.

Un immobile dotato di un isolamento termico con cappotto esterno e impianto di riscaldamento a pavimento alimentato con un sistema a pompa di calore, invece, eviterebbe entrambi questi effetti collaterale, garantendo un ottimo benessere termico.  

Quando accendere il riscaldamento in casa: periodo di riferimento

L’articolo 9 del decreto fissa anche i periodi in cui gli impianti di riscaldamento invernale vanno utilizzati, quindi accesi e spenti. 

Ecco la tabella: 

  • Zona A: ore 6 giornaliere dal 1 dicembre al 15 marzo; 
  • Zona B: ore 8 giornaliere dal 1 dicembre al 31 marzo; 
  • Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo; 
  • Zona D: ore 12 giornaliere dal 1 novembre al 15 aprile; 
  • Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile; 
  • Zona F: nessuna limitazione.

Riprendendo l’esempio di prima, a Roma o a Monte Porzio Catone si può accendere il riscaldamento in casa dal 1 novembre al 15 aprile

Fatta eccezione per la zona F, dove non sono previste limitazioni, gli impianti di riscaldamento possono essere azionati dalle 5 alle 23. 

Ovviamente, come accennato prima, queste date possono variare in base alle reali condizioni meteorologiche in corso.