
Isolamento termico a cappotto: in cosa consiste
Un edificio costruito secondo dettami di efficienza energetica attuali, tali da garantirgli una classe energetica elevata, non può sottovalutare il problema dell’isolamento termico, sfruttando tecniche di costruzione ad hoc, come l’isolamento termico a cappotto.
Vivere in una casa dotata di un isolamento termico inadeguato, o effettuato con tecniche ormai desuete, genera non pochi problemi e disagi.
In particolare, il maggiore consumo di risorse energetiche ed economiche per il riscaldamento o raffrescamento degli ambienti, e gli effetti del cosiddetto ponte termico.
Andiamo per ordine, e cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti essenziali, per approfondire poi il discorso sull’isolamento termico a cappotto.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è il ponte termico
Prendiamo in prestito la definizione di ponte termico fornita da Wikipedia, che è la seguente:
“Il ponte termico è quella zona locale limitata dell’involucro edilizio che rappresenta una densità di flusso termico maggiore rispetto agli elementi costruttivi adiacenti.”
Non è molto chiaro, vero? Proviamo a spiegarlo con esempio molto semplice.
Hai presente quella sgradevole sensazione di freddo avvertita in casa, nonostante fuori la temperatura sia mite o, addirittura, calda?
Ecco cos’è, in poche parole, il ponte termico.
Come spiegato dalla Associazione Europea dei Produttori di Materiali Isolanti – EURIMA, i ponti termici aumentano la trasmissione di energia termica fornendo scorciatoie attraverso la struttura coibentata, riducendo il comfort interno e aumentando il consumo di energia.
I ponti termici possono anche causare condensa e formazione di muffe, che si traduce in degrado della costruzione e rischi per la salute.
Le cause possono essere molteplici, figlie soprattutto di tecniche di costruzioni ormai superate e dell’impiego di materiali eterogenei, ma tutto può essere ricondotto ad una scarsa o assente attenzione nei confronti dell’isolamento termico dell’edificio.
L’effetto può essere ridotto attraverso un sistema di isolamento termico a cappotto.
L’importanza dell’isolamento termico di un edificio
A partire dagli anni ‘90 la consapevolezza dell’importanza dell’isolamento termico degli edifici è andata aumentando, soprattutto in alcuni Paesi scandinavi.
In Italia si è mosso qualcosa, ma come spesso accade nel nostro Paese, i numeri sono ancora modesti.
Ciò nonostante, in diverse regioni sono stati approvati provvedimenti che consentono un aumento delle volumetrie edilizie se finalizzate al conseguimento di maggiori livelli di coibentazione termoacustica o di inerzia termica.
Isolamento termico a cappotto: esterno o interno
In effetti, applicare un isolamento termico a cappotto si traduce in un aumento dello spessore delle pareti esterne dell’edificio.
Ecco perché è più diffuso l’impiego di un isolamento a cappotto esterno rispetto a quello interno. Quest’ultimo, infatti, provocherebbe un inevitabile riduzione degli spazi vitali degli ambienti.
In alcuni casi, però, come ad esempio una ristrutturazione interna di un appartamento all’interno di un condominio, oppure in presenza di vincoli architettonici stringenti, si può seguire questa strada per raggiungere un isolamento termico maggiore, sacrificando un po’ di spazio.
In ogni caso, il cappotto interno non garantisce la stessa resa, in termini di isolamento termico, di quello esterno.
Ecco perché si tende a preferire, anche tecnicamente, questa seconda soluzione laddove possibile.
Isolamento termico a cappotto: cos’è
L’isolamento a cappotto è un procedimento che garantisce un corretto comportamento termoigrometrico della parete, sia in inverno che in estate.
In questo modo, ne riduce il salto termico medio che la parete subisce nell’alternarsi delle stagioni, consentendo così l’eliminazione dei ponti termici di cui abbiamo parlato prima.
Ma come viene realizzato questo isolamento termico a cappotto?
Cercando di semplificare il concetto, possiamo definire questa tecnica di costruzione come l’applicazione, sulla facciata esterna dell’edificio (ecco spiegato il perché del termine “a cappotto”) di pannelli isolanti di materiale, spessore e dimensioni variabili, ricoperti da un intonaco.
I materiali più diffusi per la produzione dei pannelli isolanti sono:
- EPS, comunemente detto polistirene espanso;
- EPS o polistirene espanso con grafite;
- Lana di roccia;
- Fibra di legno;
- Sughero autocollato;
- PIR, pannelli isolanti in poli isocianurato.
Si tratta del sistema, oggi, più utilizzato in Europa per la coibentazione degli edifici civili, industriali, di servizio, nuovi o preesistenti.
Perché realizzare un isolamento termico a cappotto
Abbiamo spiegato quanto sia importante l’isolamento e la coibentazione termica di un edificio, ma vediamo nel dettaglio quali sono le funzioni principali di un cappotto esterno:
- Isolare senza discontinuità dal freddo e dal caldo;
- Utilizzare il volano termico costituito dalle pareti isolate;
- Proteggere le facciate dagli agenti atmosferici;
- Fornire interessanti e sensibili risparmi economici ed energetici;
- Porre in condizioni stazionarie termo-igrometriche l’involucro e la struttura degli edifici;
- Rendere ottimali, confortevoli e igieniche le condizioni degli spazi abitativi;
- Contribuire alla riduzione delle immissioni inquinanti nell’atmosfera.
Noi di Nuklia utilizziamo questa tecnica di costruzione nei nostri edifici, come il complesso residenziale Beatrice, in fase di ultimazione nel comune di Monte Porzio Catone.
Dal 1980 costruiamo e vendiamo case nella città di Roma e nei comuni limitrofi, con impegno, competenza e passione.
0 comments