
Quali sono gli effetti dello spread sui mutui
Negli ultimi anni nel nostro Paese si parla diffusamente di spread e dei problemi che l’aumento di quest’ultimo provoca sulla finanza pubblica.
Purtroppo, come spesso accade con temi di fondamentale importanza, il dibattito pubblico è diventato fazioso e poco accurato, con le classiche posizioni antitetiche pronte a battagliare e far valere le proprie ragioni.
Lo spread, però, non è solo un numero, un tecnicismo da finanzieri e tecnocrati, ma un elemento che impatta quotidianamente sulla stabilità economica del Paese, compresa quella delle famiglie italiane.
Un esempio?
Gli effetti che lo spread ha o potrebbe avere sui mutui erogati dagli istituti di credito.
Si tratta di un argomento molto complesso e ostico, per questo cercheremo di illustrarlo in modo semplice e, si spera, comprensibile.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è lo spread
Iniziamo dai fondamentali: che cos’è questo spread? In effetti, tutti ne parlano ma pochi ne hanno davvero compreso la natura.
Semplificando al massimo, lo spread non è altro che la differenza tra il rendimento dei titoli di stato tedeschi (Bund) e quelli italiani (BTP a 10 anni).
Questo spread varia di continuo, anche nel corso di poche ore (come si vede dal grafico seguente), e viene monitorato dalle Borse internazionali in tempo reale.

Ma perché si calcola la differenza tra i titoli italiani e quelli tedeschi?
I titoli di stato tedeschi, nell’area euro, sono ritenuti più affidabili rispetto agli altri, perché più stabili e meno soggetti a continue fluttuazioni.
Per questo motivo si usano come punto di riferimento, e non perché siano i tedeschi a decidere le sorti economiche del continente (una delle tante bufale che girano da anni).
Cosa sono i rendimenti?
Quando un Paese emette dei titoli di stato fa, sostanzialmente, una promessa all’investitore: tu acquisti il debito del mio Paese versando una certa somma e io mi impegno a restituirti questa somma dopo un periodo di tempo stabilito a monte, con l’aggiunta degli interessi.
Quindi, se gli interessi sono più alti, il Paese dovrà restituire al compratore molti più soldi rispetto a quelli incassati.
Se il rendimento dei Bund a 10 anni è pari, ad esempio, all’1,5% e quello dei BTP al 4,5%, allora avremo uno spread (una differenza) del 3%.
Tecnicamente, si utilizza l’espressione 300 punti base, che equivalgono appunto al 3%. Se ti capita di leggere frasi del tipo “lo spread è salito a 500 punti base”, sappi che tradotto in parole semplici vuol dire 5%.
Più è alto lo spread, maggiore è il rendimento che lo Stato dovrà garantire a chi ha acquistato titoli di stato.
Questo si traduce in grosse difficoltà per le finanze pubbliche, per due ragioni:
- I tassi d’interesse costringono lo Stato a garantire rendimenti più elevati agli investitori;
- Uno spread elevato espone il Paese ad un rischio di credibilità maggiore. Questo vuol dire che gli investitori già in essere potrebbero interrompere i rapporti con l’Italia – chiedendo quindi il rendimento dovuto – e quelli futuri potrebbero o non acquistare più titoli di stato o farlo solo a fronte di rendimenti più elevati.
In entrambi i casi, gli effetti sono seri.
Come impatta lo spread sui mutui
Fatta questa dovuta premessa, va detto che le fluttuazioni dello spread non influenzano solo la tenuta e la salute delle casse dello stato, ma ha effetti sulla finanza in generale.
Quindi, sulle banche e gli istituti di credito.
Come ricorda Banca d’Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria 1 / 2019, infatti:
“Il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato si sta trasmettendo gradualmente al costo dei nuovi finanziamenti.”
Cosa significa?
Che l’aumento dello spread sta avendo effetti sui tassi di interesse praticati sui prestiti e mutui al consumatore finale.
Ma è davvero così? Il discorso è un po’ complesso, in effetti.
A questo punto, riteniamo essenziale fare un chiarimento rispetto ai tassi d’interesse applicati ai mutui.
Mutui a tasso fisso e a tasso variabile: c’entra lo spread?
Come probabilmente sai, esistono due tipologie di mutui che è possibile sottoscrivere:
- Mutuo a tasso fisso;
- Mutuo a tasso variabile.
Nel primo caso, al momento della stipula viene indicato il tasso d’interesse che la banca intende applicare al mutuo, che resterà invariato per tutta la durata dello stesso.
Questo vuol dire che l’ammontare della rata mensile del mutuo non varierà mai, a prescindere dalle fluttuazioni del mercato.
In questo caso, quindi, l’andamento dello spread non ha nessun effetto.
Per quanto riguarda, invece, i mutui a tasso variabile, la situazione è un po’ più ingarbugliata.
Cerchiamo di renderla più chiara.
Le banche, per erogare un mutuo a tasso variabile, devono calcolare due elementi:
- l’Euribor, ovvero le fluttuazioni degli interessi che le banche applicano quando si prestano soldi tra di loro;
- Lo spread, che viene calcolato sui titoli di stato che le banche hanno in portafoglio.
L’Euribor, a sua volta, è influenzato da due variabili:
- La Banca Centrale Europea, che stabilisce i tassi d’interesse applicati ai depositi delle banche europee presso la stessa BCE. In poche parole, le Banche per finanziarsi depositano delle somme presso la BCE, che paga su queste somme degli interessi. Ovviamente, le oscillazioni di questi interessi si traducono in maggiori o minori entrate per le banche;
- Il grado di fiducia che le banche ripongono nei confronti delle omologhe di un altro Paese.
Se un Paese, come l’Italia ad esempio, ha uno spread molto elevato, perde di credibilità e autorevolezza, e potrebbe incontrare maggiori difficoltà nell’acquistare denaro dal sistema interbancario a condizioni vantaggiose, rendendo necessario ricorrere alla vendita di obbligazioni per finanziarsi.
Quindi, ricapitolando: i mutui a tasso variabile sono influenzati dall’Euribor e dallo Spread. Quest’ultimo, infatti, influenza l’Euribor, perché se c’è sfiducia tra le banche europee queste ultime si presteranno soldi a tassi più elevati.
Questo carico extra di interessi qualcuno lo dovrà pur pagare, e il modo più semplice per le banche è quello di scaricarlo sui clienti.
Ci teniamo a sottolineare, però, che fino ad ora questo scenario non si è verificato, grazie all’intervento della BCE che ha tenuto i tassi d’interesse vantaggiosi per il sistema interbancario.
Tuttavia, l’aumento dello spread e la diffusione di un clima di sfiducia nei confronti dell’Italia, e in particolare del nostro sistema bancario, non potrebbe fare altro che riversarsi sui tassi d’interesse Euribor applicati a mutui e prestiti a tasso variabile.
Concludendo, possiamo dire che allo stato attuale lo spread non ha effetti sui mutui, ma potrebbe averli nel prossimo futuro, laddove dovesse aumentare e venisse meno l’intervento mirato della BCE volto a tenere i tassi d’interesse bassi.
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