
Come cambieranno le città nel futuro post COVID-19
In un bellissimo articolo pubblicato sul Magazine del National Geographic si delinea la possibile città del futuro, quando, nel 2050, ci saranno quasi 10 miliardi di abitanti sul pianeta, di cui il 70% nelle aree urbane.

In quell’articolo, corredato da alcune immagini futuristiche decisamente affascinanti (vedi sopra), si fa riferimento a 10 principi chiave che dovrebbero definire la nostra idea di città del futuro.
Scopriamoli insieme.
Di cosa parliamo in questo articolo
I 10 principi alla base della città del futuro
Come accennato, nell’articolo si fa menzione a 10 principi chiave, alla base della progettazione e ideazione della città del futuro.
Ecco quali sono:
- Ecologia: la città futura sarà progettata attorno alla natura, proteggendo l’habitat della fauna selvatica e le risorse naturali. La città, quindi, deve essere compatta e densa per limitare gli impatti sull’ecosistema.
- Acqua: la protezione dei sistemi idrici montani e la rigorosa raccolta e pulizia delle acque piovane migliorano la qualità dell’acqua. Il ripristino delle zone umide e le misure delle città-spugna fanno rivivere gli habitat e proteggono dalle inondazioni e dall’innalzamento del livello del mare;
- Energia: nella città del futuro, l’energia è rinnovabile al 100%. Viene prodotto abbastanza potere all’interno o vicino alla città perché sia autosufficiente. Gli edifici della zona condividono le risorse energetiche, generando quanta più energia consumano.
- Rifiuti: i rifiuti diventano una risorsa per produrre energia o materiale alternativo. Le discariche e le aree industriali abbandonate vengono gradualmente convertite in altri scopi dopo la bonifica del suolo. Le acque reflue sono trattate per l’irrigazione o il consumo umano;
- Cibo: le pratiche di sostenibilità sono obbligatorie lungo tutto il ciclo di vita di un prodotto, dalla produzione alimentare alla consegna e allo smaltimento. Vengono stabiliti standard globali per l’agricoltura biologica e il trattamento degli animali; la maggior parte dei prodotti è di provenienza locale;
- Mobilità: viaggiare nella città del futuro sarà più conveniente, sicuro e conveniente grazie alla tecnologia automatizzata e alla ferrovia ad alta velocità. Vedremo un numero minore di automobili in strada e più spazio pedonale disponibile;
- Cultura: nella densamente popolata e diversificata città del futuro, il patrimonio storico sarà preservato e celebrato. La ricreazione, l’arte e l’intrattenimento possono essere condivisi a livello globale attraverso la realtà virtuale e aumentata;
- Vivibilità: la città del futuro è progettata per l’accessibilità e la sicurezza, visto che più persone popolano le aree urbane. I residenti avranno una vita più sana con un accesso più semplificato alla natura, ai servizi e alla tecnologia automatizzata;
- Infrastrutture: gli edifici saranno costruiti in modo più efficiente, includendo tecnologie che possono migliorare la qualità delle risorse naturali come acqua, suolo e aria. L’infrastruttura sarà progettata per l’accesso pedonale con strade limitate per le auto;
- Economia: l’economia della città futura dovrà lavorare in tandem con politiche che salvaguardino la sostenibilità ecologica. Le persone si adatteranno a orari di lavoro più flessibili man mano che l’intelligenza artificiale e l’automazione diventeranno più diffuse.
L’arrivo disruptive del COVID-19
L’articolo del National Geographic è stato pubblicato nell’aprile del 2019, e nessuno degli esperti coinvolti poteva immaginare quello che sarebbe successivo poco meno di un anno dopo.
La pandemia, infatti, ha rappresentato un evento disruptive non solo per la sanità e l’economia in generale, ma anche e soprattutto per il settore urbanistico e immobiliare, minando le fondamenta della città del futuro da loro delineata.
Il coronavirus ha riscritto le regole del gioco, costringendo tutti a riorganizzare la nostra vita quotidiana, anche nei piccoli gesti.
Il distanziamento sociale, il remote working, l’isolamento, la quarantena, le attività commerciali ed i luoghi d’incontro chiusi o con forti limitazioni, hanno spinto moltissimi esperti a riconsiderare il modo in cui stiamo progettando le nostre città, ed il mondo in cui si intendeva progettarle in futuro.
Cosa rimane della città del futuro?
L’idea alla base della città del futuro delineata dagli esperti nell’articolo citato è l’aggregazione, la creazione di megalopoli autosufficienti, costruite per favorire la coesione tra uomo e natura.
Al momento, immaginare città e agglomerati urbani iper abitati, con una densità abitativa elevatissima, è un po’ in controtendenza rispetto alle nascenti necessità di spazio, distanziamento fisico e riorganizzazione degli ambienti privati evidenziate nei primi mesi del 2020.
Ad esempio, sono in aumento le richieste di case con giardino, di appartamenti con terrazzo, di ambienti più ampi dove ricavare, magari, un piccolo ufficio casalingo, a differenza dei trend degli ultimi anni, che vedevano bilocali e trilocali in centro tra le soluzioni più ricercate ed apprezzate.
Detto questo, è evidente che alcuni dei concetti alla base della città del futuro pre COVID-19 possono e devono caratterizzare anche la città del futuro post COVID-19:
- Rispetto della natura e delle risorse naturali a disposizione. La ricerca della migliore soluzione urbanistica per il futuro non può mai tralasciare l’importanza della sostenibilità ambientale;
- L’energia rinnovabile deve rappresentare lo standard, con i singoli immobili resi autosufficienti grazie a pannelli solari e altre tecnologie innovative;
- La riscoperta e lo sviluppo di un’economia locale, con una riorganizzazione delle produzioni e della distribuzione dei prodotti, soprattutto quelli alimentari;
- La mobilità dovrà evolversi, privilegiando mezzi di trasporto più efficienti e meno inquinanti, liberando le strade e consegnandole così ai pedoni.
Come possiamo immaginare, oggi, la città del futuro?
Le città, soprattutto le grandi città, che vivono non solo grazie ai residenti, ma soprattutto grazie ai pendolari ed ai turisti, hanno subito gli effetti più evidenti dell’epidemia e del lockdown.
Ed è proprio questa esperienza che ci suggerisce alcune ipotesi sulla città del futuro post COVID-19.
Aziende e lavoratori
Grazie alle nuove tecnologie, il remote working è sempre più agevole, anche per chi è meno avvezzo al digitale.
Questo ha consentito a milioni di persone di lavorare da casa, senza dover più raggiungere gli uffici in centro città, facendo magari i pendolari.
Le aziende, quindi, avranno bisogno di spazi ridotti rispetto al passato, e potranno optare per soluzioni più decentrate, magari immerse nel verde, dove creare ambienti di lavoro completamente diversi, più “umani”.
Di conseguenza, tutto l’indotto dovrà essere riconsiderato, perché trasporti pubblici, ristoranti, bar, attività commerciali, luoghi di intrattenimento, immobili commerciali, si troveranno ad intercettare una platea molto più ridotta rispetto al passato.
Le città, soprattutto le metropoli, dovranno essere riorganizzate per diventare a misura di residente, e non di pendolare.
Spazi aperti
Lavorando da casa, è necessario ritagliarsi dei momenti di socialità ma anche di benessere personale.
In questi mesi moltissime persone, ad esempio, hanno riscoperto il jogging e le passeggiate all’aria aperta, nonostante le limitazioni.
Per questo, è fondamentale che le città del futuro abbiano degli spazi ampi, immersi nel verde, dove trascorre un po’ di tempo libero, respirare aria pulita e fare, perché no, un po’ di attività fisica all’aperto.
Se, in passato, uscivi di casa per andare in ufficio, adesso puoi decidere di fare una passeggiata prima di iniziare a lavorare e al termine della tua giornata lavorativa.
Lo stesso vale per le attività commerciali, in particolare per il settore della ristorazione, ma anche in parte per l’intrattenimento.
Per garantire il distanziamento fisico, ma anche minori rischi di contagio, cenare e pranzare all’aperto è una delle soluzioni più vantaggiose, questo vuol dire che i ristoranti ed i bar dovranno provare a introdurre delle sale esterne, magari riscoprendo, laddove possibile, i tetti degli edifici.
Altro settore potenzialmente coinvolto da questo processo è quello degli spettacoli dal vivo. I teatri ed i palazzetti purtroppo hanno dei vulnus importanti per la sicurezza, ma un anfiteatro all’aperto su un’area molto ampia potrebbe consentire standard più efficienti.
Più spazio per pedoni, bici e monopattini
L’uomo deve riprendersi i suoi spazi in città, lasciando l’auto in garage e uscendo a piedi, in bici o in monopattino.
Questo ha ricadute positive sia sulla salute dei cittadini, che fanno più movimento, ma anche per la vivibilità delle strade e delle piazze, non più affollate di auto inquinanti.
Di conseguenza, le città del futuro dovranno riorganizzare i marciapiedi e le strade, favorendo i pedoni e costruendo piste ciclabili sempre più lunghe e capillari.
Molto bella questa elaborazione grafica creata da Worldlandscapearchitect.com, nella quale si mostra il passaggio da una strada standard ad un nuovo modello di strada, pensata per i cittadini e non meno per le auto.


Di recente, in piena pandemia, l’urbanista Stefano Boeri è stato ospite della tramissione di Alessandro Cattelan “E poi c’è Cattelan”, durante la quale ha illustrato la sua idea di città del futuro.
Non siamo in grado di prevedere il futuro, ma se fosse così come l’ha delineata Boeri non sarebbe affatto male.
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